Marzo 11, 2023

In quanti modi si può avviare un cane alla ricerca del tartufo?

In quanti modi si può avviare un cane alla ricerca del tartufo?

In questo articolo voglio raccogliere tutti i metodi che mi vengono in mente per preparare un cane alla ricerca del tartufo, anche i metodi che non utilizzo, andando a definire pregi e difetti di ogni uno di questi.

Nel mio approccio verso i cani faccio una scelta etica che con grande approssimazione provo a riassumere:

“Quando lavoro in apprendimento non sgrido e non punisco i cani.”

Questo implica che se la strategia che scelgo porta con se una problematica, non potrò risolvermela sgridando il cane.

Oltre alla scelta etica, secondo me sgridare/punire, non sempre funziona, e a volte porta più danni che benefici quindi non lo faccio e non lo insegno.

La mia chiave di lettura dei metodi proposti sarà quindi comune per tutti:

“Non posso sgridare il cane durante l’apprendimento”

“Se il metodo che scelgo mi causa un qualche effetto indesiderato (vizio), non posso sgridare il cane per eliminare quell’aspetto”

Questo significa anche che sarebbe meglio avere le idee chiare fin da subito. Sarebbe meglio infatti evitare di insegnare il riporto ad un cane che non dovrà mai riportare, insegnare al cane a mangiare i tartufi se poi non vorremo che li mangi, ecc…

Per fare ciò è indispensabile che l’istruttore/proprietario abbia un ottima conoscenza del percorso che il cane dovrà affrontare, per arrivare da zero a raccogliere i primi tartufi.

Cos’è un cane da tartufi?

A seconda di quale sarà il lettore mi aspetto una risposta diversa.

Un principiante potrebbe desiderare un cane “normale”, senza grosse pretese, mentre un professionista potrebbe descrivere nel dettaglio il cane dei suoi desideri e probabilmente saprebbe anche scegliere il cane che fa per sé e forse sarebbe anche in grado di prepararlo alla cerca.

Per stabilire una direzione che sia comprensibile e condivisibile da tutti possiamo partire dalle disposizioni di legge:

Cosa dice la legge?

<<La ricerca e raccolta dei tartufi devono essere effettuate in modo da non arrecare danno alle tartufaie; la ricerca deve essere effettuata solo con l’ausilio del cane appositamente addestrato e lo scavo per l’estrazione del tartufo dal suolo deve utilizzare attrezzi idonei (vanghetto, vanghella, zappetta, zappino). L’utilizzo del cane addestrato permette di localizzare il punto preciso dove si trova il tartufo, consentendo inoltre l’individuazione dei soli esemplari maturi. L’utilizzo del vanghetto o della zappetta consente inoltre di limitare al minimo i danni alle radici delle tartufaie, quando non sia possibile estrarlo direttamente con le mani. Lo scavo deve essere limitato al punto in cui il cane lo ha iniziato; le buche scavate per l’estrazione dei tartufi devono essere obbligatoriamente riempite con il terriccio precedentemente asportato, avendo cura di iniziare il riempimento con il terreno estratto più in profondità, proseguendo man mano con quello più superficiale. Si deve inoltre comprimere leggermente il terreno. È in generale vietata la raccolta dei tartufi non segnati dal cane e dei tartufi immaturi o avariati.>>

 

[L.N. n° 752 del 16 dicembre 1985 e modifiche, e leggi regionali]

 

Da queste parole possiamo capire che l’attività di ricerca è eseguita in collaborazione con il cane, si opera insieme sulla buca, sui tartufi difficili si chiede al cane di tornare a raspare per definire la direzione dello scavo, mentre sui tartufi più facili e superficiali il cane fa quasi tutto il lavoro ed al conduttore resta solo raccogliere il tartufo e chiudere la buca.

Iniziamo con i metodi:

0 - Apprendimento sociale o caso fortuito

Ho sentito raccontare ed ho conosciuto cani che hanno imparato la ricerca del tartufo spontaneamente oppure per apprendimento sociale. 

I casi spontanei sono sovente Lagotti che in passeggiata con la famiglia si imbattono casualmente in un tartufo ed arrivano a finalizzare l’escavazione ed il riporto sebbene non abbiano mai ricevuto un addestramento specifico per questa attività. 

Il secondo caso, l’apprendimento sociale, potrebbe esser rappresentato dall’eventuale Pastore Maremmano Abruzzese, o altro cane che assiste casualmente all’addestramento di un cane da tartufi in famiglia. Il pastore inizia spontaneamente a simulare le gesta del cane da tartufi. 

In entrambi i casi non c’è “metodo”. La situazione è lasciata al caso e per questo non li prendo in considerazione. Ben venga quando accade ma non si può parlare di metodo.

1 - dalla tradizione - Il tartufo come cibo

Questo metodo include tante soluzioni applicate nella tradizione, come per esempio:

  • Lasciare che il cane mangi i tartufi / Dare tartufi da mangiare ai cani
  • Nascondere cibo insieme ai tartufi
  • Durante l’allattamento, olio al tartufo sulle mammelle
  • Insegnare la cerca nascondendo pane e gorgonzola o altro cibo e lasciare che il cane lo mangi, per poi passare al tartufo.

Il metodo funziona bene perché il cane è un predatore, dicono “opportunista”… le razze tipicamente scelte per andare a tartufi sono di solito molto stimolate dal cibo e quindi la strada è in discesa.

Qualsiasi proprietario può attuare questo metodo ed avere successo.

Questo metodo porta con se degli aspetti negativi abbastanza gravi, quali ad esempio:

  • I cani tendono a mangiare i tartufi anche in età adulta. Trovo sia una pecca piuttosto grossolana in un cane da lavoro.
  • I cani sono più portati a ritenere plausibile che ci sia cibo al suolo, ed a cercare e mangiare schifezze che trovano in giro

Questo metodo inoltre non è perfetto ed infallibile perché se da un lato funzionerebbe bene con cani molto golosi farebbe “dello scarto” su tutti quei cani disinteressati verso il cibo, o ai quali non piace l’aroma del tartufo.

2 - dalla detection - Si inizia dalla fine

Questa soluzione si usa molto in ambito tecnico, i cani antidroga, antiesplosivi delle forze dell’ordine sono preparati in questo modo, come anche i cani che fanno segnalazione nelle discipline di Detection sportiva, piste di utilità e difesa, ecc.

Tramite un procedimento detto Backchain si insegna come prima cosa la segnalazione dell’oggetto e solo dopo si inseriscono i comportamenti riguardanti la ricerca

Questo genera cani molto precisi e molto sicuri. Il cane impara per esempio ad andare a terra davanti al tartufo, e lo impara come prima cosa… sarà portato a ritenere questo comportamento molto importante. Avrà quindi un altissima motivazione a segnalare e solo dopo si penserà alla motivazione nella ricerca.

Lo scegliere una struttura degli allenamenti che si muove “dalla fine all’inizio” è un ottima scelta anche in termini di emozioni percepite dal cane:

é bello sapere già come “finire l’esercizio”. Questa è un emozione che piace a praticamente tutti i cani, li fa sentire validi, formidabili.

Questo genera aspetti positivi che si esprimono al massimo nella ricerca del tartufo in ring.

Il cane nel ring potrà sempre eseguire una segnalazione netta e precisa, mentre come contro ci vedo una poca utilità pratica nella ricerca del tartufo naturale, nei boschi.

Non mi piace infatti l’idea che il cane si schianti a terra (o altra posizione) a prescindere da dove ci troviamo. A volte c’è fango, a volte ci sono le spine, a volte siamo in bilico nel mezzo di una scarpata. Per questo preferisco non dare così tanta importanza alla segnalazione se il binomio vorrà affrontare la ricerca in ambiente naturale.

Un ulteriore svantaggio è la difficoltà pratica per l’istruttore/proprietario, questo metodo è tecnicamente più difficile di altri da mettere in atto.

Questo metodo funziona bene con cani “ragionatori” ma può generare “dello scarto” o comunque qualche difficoltà con tutti quei cani che trovano noiosi gli esercizi statici e preferirebbero fare esercizi in movimento. Il metodo comunque resta una bella scelta, quello che genera comportamenti più belli, con la qualità di esecuzione più alta.

3 - dal Retrieving - Il tartufo come gioco/predazione

Le modalità di esecuzione possono essere infinite, dal tirello aromatizzato attaccato ad una sorta di canna da pesca, a lanci del tartufo, al tira e molla, insomma, l’idea di base è di giocare con il cane e farlo divertire, in modo che associ il tartufo a qualcosa di divertentissimo così che voglia ripetere queste esperienze in futuro.

A questo punto solitamente la direzione che viene intrapresa, la più semplice, è quella del riporto del tartufo.

Il riporto è un tema che genera sempre forti discussioni tra tartufai. Non approfondirò il tema in questa sede, mi limito invece a dire che per quella che è la conformazione del territorio piemontese e del Monferrato in particolare, il riporto è poco utile, e quindi tendo a non insegnarlo.

In questo caso il metodo è abbastanza facile da attuare per chiunque (basta far divertire il cane!) ma bisogna chiedersi se il riporto è ciò che ci serve.

Personalmente mi trovo a “conservare” il riporto se il cane lo propone spontaneamente e molto volentieri, limitandomi ad approfondire il tema legislativo con il proprietario. D’altra parte per me nella ricerca del tartufo uomo e cane si muovono a poca distanza l’uno dall’altro, e questo significherebbe che un eventuale riporto permetterebbe comunque al conduttore di individuare e richiudere la buca.

Volendo analizzare il modo in cui viene strutturato l’allenamento si può notare che si tratta di una backchain, cioè prima il riporto e solo dopo ricerca+riporto, quindi sul piano tecnico il metodo funziona certamente bene.

Anche questo metodo può fare “dello scarto” con tutti quei cani che invece hanno basso predatorio, o non amano gli esercizi di movimento, o alta possessività.

4 - dall’apprendimento gentile - il tartufo come target

Si insegna al cane a raggiungere il tartufo, anche a vista, durante le prime ripetizioni.

Successivamente il tartufo verrà nascosto ed il cane sarà obbligato ad usare il naso se vorrà scovarlo.

Fin dal primo momento sia il cibo/gioco che il tartufo sono alla portata del muso del cane, e fin dalla prima ripetizione il tartufo viene percepito dal cane come “il modo per meritare il cibo/gioco” e non Tartufo=cibo, ne Tartufo=gioco.

Il cane è spinto a ragionare, non può semplicemente cercare e mangiare, e non può nemmeno far salire l’eccitazione a mille.

Non impedisco al cane di chiedermi cibo, ma non gli do cibo gratis. Non gli impedisco di rosicchiare il tartufo ma questo è protetto da un robusto contenitore. Non gli impedisco di eccitarsi, ma questo gli sarà poco utile per riuscire nella ricerca.

Per avere successo deve restare concentrato, presente e lucido, deve ragionare, comunicare.

La difficoltà nell’ attuare questa strategia è media per il conduttore/istruttore.

I benefici sono che il cane non si sognerà minimamente di mangiare i tartufi, anzi dopo breve propenderà per scegliere o una sorta di segnalazione oppure un goffo riporto e tendenzialmente cerco di conservare e mettere a punto la proposta del cane.

Per il cane non è affatto normale trovare cibo al suolo, non è “allenato” a mangiare ciò che trova.

Il cane considera entusiasmante ed importante la ricerca sopra ad ogni altro aspetto.

Il cane anticipa il conduttore quando sente l’aroma del tartufo quindi non occorre chiedere “cerca”

Gli aspetti negativi riguardano principalmente la ricerca in ring, alcuni cani infatti restano straniti quando viene richiesto riporto o una segnalazione precisa, ed in generale i comportamenti risultano meno esplosivi proprio perché il cane è abituato a ragionare, anche troppo se si parla di ring.

Per me questo metodo sul piano dell’apprendimento “non fa scarto”, nel senso che può richiedere più o meno tempo ma tra una e cinque lezioni, qualsiasi cane riesce ad imparare a raspare, e dalla raspata in avanti il binomio potrebbe partecipare ad una prima gara di ricerca, senza l’ambizione di vincere, ma per misurare le competenze acquisite. 

Quando scegliere l’uno o l’altro metodo

Sono convinto che la scelta sia personale, perché tutti i metodi funzionano. Quindi la risposta potrebbe risultare piuttosto banale e già sentita:

“dipende dal cane che ho di fronte!”

Con l’immaginazione però provo a descrivere alcuni scenari nei quali sceglierei certamente un particolare metodo e non un altro.

  • Se dovessi proporre l’avvicinamento al tartufo ad un cane “Ragionatore”, magari con maturata esperienza in obbedienza sportiva, partirei in Backchain e dalla segnalazione, (2) sicuro di ottenere risultati rapidamente e con ottima qualità.
  • Se fosse invece un cane “Esecutore”, magari scollegato dal proprietario, molto attivo ed energico, partirei in Backchain dal riporto (3), anche con lanci del tartufo, per avvicinarmi alle necessità di fare moto del cane, e contemporaneamente iniziare a costruire un attività di condivisione con il proprietario.
  • Se il cane fosse aggressivo o molto insicuro e spaventato dagli estranei, sceglierei certamente il tartufo come target (4), perché sono così confidente con il metodo che so di poter lavorare all’occorrenza anche attraverso una recinzione, così da mettere me in sicurezza da possibili aggressioni o al contrario dare al cane un senso di sicurezza rispetto all’istruttore estraneo.

L’abitudine dell’istruttore

Il metodo che mi piace di più è l’ultimo che ho descritto, quello che tratta il tartufo come un target (4).

Da recenti riflessioni però (che ho scambiato con Alexa Capra, Federico Spadoni, Chiara Pollastri e Cecilia Zerbi, grazie a tutti) ho realizzato che il fatto che un metodo sia il mio preferito non significa che esso sia il migliore in qualsiasi contesto. Anzi. In realtà il fatto che un certo metodo sia il mio preferito significa solo che io sono molto bravo nell’ utilizzare quel metodo, perché sono molto allenato, anche con quei cani che fanno resistenza e per i quali sarebbe stato più semplice approcciare in modo diverso.

A seguito di queste riflessioni, sono convinto in futuro di utilizzare metodi differenti a seconda delle esigenze, ed in realtà, già in queste settimane ho scelto il riporto come primo approccio con una cagna da caccia particolare e difficile (indocile) e con un proprietario che è interessato alle gare.

Alla luce di questa riflessione, anche se durante la lettura aveste identificato una preferenza per uno soltanto, il mio consiglio è quello di mantenersi di mente aperta e di sperimentare. Potendo avere l’occasione di assistere alla lezione di un istruttore che predilige il riporto o la segnalazione, ascolterei con massimo interesse perché saprei che se quell’istruttore ha sviluppato un grande allenamento in quei metodi, allora ho sicuramente molto da imparare e da “rubare” con gli occhi.

5 - caso disperato - principio di Premack

Nel 2019 ho chiesto consiglio ad Alexa Capra per Mia, la mia meticcia di Pastore Maremmano Abruzzese, un cane indocile ed assolutamente inadatto alla ricerca del tartufo, come al rigore di un campo cinofilo. 

Mia sente di essere nata guardiana.

Mia era assolutamente capace di individuare i tartufi in uno spazio di 2 ettari di dimensione ma non comunicava con me. Li individuava e subito li abbandonava senza mai rendermi partecipe. La sua velocità e bravura (e distacco, ed autonomia) non mi permettevano di starle vicino, quindi in pratica era un cane da tartufi “inutilizzabile”. Un progetto fallito.

Alexa mi disse: “Così proprio non ci siamo. Non funziona. Vi serve un’altra idea. Cosa piace fare a Mia?”

Ed io risposi che Mia voleva solo abbaiare, era l’unica cosa che faceva davvero volentieri, anche su richiesta!

“Beh! Permettile di abbaiare ai tartufi! Costruisci una segnalazione con abbaio.”

E così io e Mia siamo arrivati ai primi tartufi naturali! 

(Successivamente poi, Mia ha anche accettato di abbandonare l’abbaio sui tartufi, scoprendo invece che la parte bella è il farlo insieme a me e non l’abbaiare)

In breve:

il principio di Premack dice che possiamo rinforzare un comportamento non solo con cibo, gioco e complimenti, ma anche tramite un ulteriore comportamento che al cane piace moltissimo esibire.

Per Mia: abbaiare!

Comunque Mia non è diventata uno dei miei cani da tartufi, lei resta la guardiana di casa, compito che le piace molto di più. L’esperimento però mi ha ulteriormente dimostrato che davvero tutti i cani possono arrivare a raccogliere un paio di tartufi senza forzature, anzi, esprimendo gioia nel farlo. Basta il giusto metodo.

In questo articolo
In questo articolo raccolgo tutti i metodi che mi vengono in mente per preparare un cane alla ricerca del tartufo, anche i metodi che non utilizzo, andando a definire pregi e difetti di ogni uno di essi.
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