Introduzione
La gestione di cani con una sensibilità elevata in ambito veterinario rappresenta una sfida che richiede competenze specifiche nella lettura del comportamento e nella gestione dello stress. Troppo spesso, le procedure raffazzonate e standardizzate entrano in contrasto con le esigenze etologiche di questi cani, causando situazioni di stress, difficoltà operative e, nei casi peggiori, rischi per la sicurezza. Attraverso un caso reale, analizzeremo gli errori che ho riscontrato e le strategie che possono fare la differenza.

Il caso di Mia: quando la fretta complica le cose
Mia è una meticcia di pastore maremmano ormai anziana, con una spiccata aggressività oltre che una forte sensibilità ambientale soprattutto nei luoghi chiusi. Ha una forte intolleranza alle manipolazioni e agli estranei. E’ abituata all’uso della museruola. In occasione di un intervento per un tumore alla tiroide, la gestione anestesiologica ha mostrato diverse criticità.
Nella struttura in cui è stata operata, il primo tentativo di sedazione è avvenuto in un corridoio caotico, con un forte via vai di persone e animali. L’anestesista ha tentato un approccio diretto e frettoloso, suscitando una reazione aggressiva. Dopo averle messo la museruola, l’anestesia è stata somministrata in modo improvviso e senza preparazione, portando Mia a una reazione brusca: si è liberata della museruola con facilità e ha tentato nuovamente di mordere. Per fortuna sono riuscito a riprenderne immediatamente il controllo non dandole la possibilità di toccare il veterinario.
Anche il contesto generale non collaborava: proprio in quel momento, un’ambulanza veterinaria ha scaricato un lupo ferito nelle nostre vicinanze, aumentando il livello di agitazione generale ed allerta.

L’intervento delle cinque persone ha ulteriormente peggiorato il suo stato. Un giovane veterinario, nel tentativo di immobilizzarla, ha perso la presa sulle zampe posteriori, rischiando di lasciarla libera in uno stato di ipereccitazione paura e aggressività. L’intera procedura si è trasformata in una situazione di difficile gestione, con un elevato rischio per il personale e per lo stesso animale.
Analisi degli errori
Il fallimento nella gestione dell’anestesia di Mia è dovuto a diversi fattori:
- Ambiente inadeguato: la presenza di stimoli forti e imprevedibili ha aumentato il livello di stress e reattività.
- Approccio invasivo e affrettato: la somministrazione della sedazione senza possibilità di ambientarsi ha portato il cane a un ulteriore stato di allerta.
- Gestione fisica: il tentativo di contenimento con la forza ha alimentato una risposta intensa, rendendo la procedura ancora più complessa e la sedazione non così efficace..
Le buone pratiche: esempi virtuosi
-
La stessa Mia, in contesti diversi, si è dimostrata gestibile senza alcuna necessità di contenimento o coercizione. Il suo veterinario di fiducia, Alberto Bonino dell’Ambulatorio Veterinario Tagliano Bonino, adotta strategie per ridurre il livello di stress: le visite vengono programmate prima dell’orario di apertura o come prime della giornata, per evitare sovrastimolazione. Il medico le concede il tempo necessario per ambientarsi, riducendo al minimo le manipolazioni invasive.
Un altro esempio positivo viene da Albavet, una clinica specializzata in diagnostica per immagini. Le sedazioni vengono eseguite in stanze con un solo punto di accesso, un ‘cul de sac’, un vicolo cieco, che permette ai cani sensibili di sentirsi meno minacciati, avendo un solo varco da controllare. La riduzione degli stimoli ambientali facilita il processo e rende la sedazione più rapida, facile!

Conclusione
La gestione dei cani con una sensibilità elevata in ambito veterinario richiede un approccio basato sulla conoscenza etologica, sulla progettazione di un ambiente adeguato e su una corretta comunicazione con il cane. Le esigenze del soggetto vanno viste e rispettate: non è possibile applicare una procedura identica per ogni cane. Non è sufficiente essere carini e gentili; è fondamentale essere attenti ai segnali dell’animale. Se anche sta andando tutto per il meglio ma si verifica un imprevisto e il cane si irrigidisce, il professionista deve essere in grado di notarlo e disposto a rivedere i propri programmi per evitare di complicare ulteriormente la situazione. Un dialogo più stretto tra veterinari ed educatori cinofili può contribuire a migliorare significativamente l’esperienza di questi cani in ambito medico, a beneficio sia degli animali che dei professionisti coinvolti.